Al giorno d’oggi avere un’operazione ecommerce è imprescindibile per retailer e brand di qualità, qualsiasi prodotto o servizio vendano. La digitalizzazione di molti servizi negli ultimi decenni, il crescente accesso alla tecnologia ed eventi come la pandemia di COVID-19 hanno accelerato l’ecommerce in quasi tutti i settori del retail, come alcune ricerche dimostrano. In questo articolo faremo una panoramica sull’ecommerce, evidenziando i passaggi più importanti nella storia di questo modello di business dall’esordio all’evoluzione degli ultimi anni, comprese le recenti tendenze.
Le basi dell’ecommerce
Cosa può essere considerato ecommerce?
Guardando la parola stessa, ecommerce sta per “commercio elettronico”, che significa fondamentalmente comprare o vendere qualcosa online. Può anche riferirsi al canale di vendita di qualsiasi altro business che commerci online; dall’uso di un’app per fare un ordine al pagamento online, tutto conta come ecommerce.
Si tratta, infatti, di una definizione ampia, che apre lo spazio a diversi modelli di ecommerce e alla sua crescita per diventare il modo definitivo di fare transazioni.
Storia dell’ecommerce
La prima apparizione o introduzione dell’ecommerce avvenne nel 1979, quando l’imprenditore inglese Michael Aldrich ideò un modello che collegava un televisore a un computer per l’elaborazione delle transazioni attraverso una linea telefonica, collegando così aziende e persone e permettendo una transazione online. Alcuni annoverano questa transazione ancora tra le cosiddette televendite, dove la gente può comprare attraverso le telefonate, ma questo evento è generalmente considerato la nascita dell’ecommerce.
Non molto più tardi, nel 1982, fu fondata la prima azienda di ecommerce, la Boston Computer Exchange. Fondamentalmente funzionava come un mercato online dove le persone potevano vendere i loro computer usati.
Due eventi fondamentali nella storia dell’ecommerce risalgono agli anni 90 e curiosamente fanno parte dello stesso settore: i libri. Nel 1992 è stato fondato Book Stacks Unlimited, il primo marketplace di libri online. Tre anni dopo è arrivato il momento per Amazon di finire sotto i riflettori come la nuova piattaforma di ecommerce per libri: non è sempre stato il gigante del commercio con la propria catena di supermercati.
Da quel momento in poi, i pagamenti digitali sono diventati una cosa comune con PayPal e quando Alibaba è stato fondato ha spianato la strada a nuove opportunità e a diversi modelli di ecommerce: da quello tradizionale ai marketplace.
È bello sottolineare che l’ecommerce è diventato popolare solo con l’introduzione di internet e la globalizzazione. Prima di allora pochissime aziende erano coinvolte e scommettevano su un’operazione digitale e ciò accadeva per una semplice ragione: non era redditizio. E, naturalmente, il cambiamento nel comportamento dei consumatori ha giocato un ruolo preponderante nella diffusione dell’ecommerce: inizialmente si compravano online solo oggetti usati e da collezione, e successivamente si utilizzava internet come strumento per confrontare i prezzi e gli oggetti.
L’evoluzione dell’ecommerce
Il mercato dell’ecommerce si è evoluto enormemente in diversi settori verticali: statistiche generali, modelli di business e tecnologia. Li analizzeremo tutti.
Parlando di numeri, si tratta di uno sviluppo notevole: dal 2014 al 2021 le vendite globali annuali dell’ecommerce nel retail sono cresciute da 1,3 miliardi di dollari a 4,8 miliardi di dollari. La previsione per il 2024 è di 6,3 miliardi di dollari, pari a una crescita del 31%. La pandemia di COVID-19 gioca un ruolo essenziale in questa crescita: solo negli Stati Uniti c’è stata una crescita fino al 61% dello shopping online dal 2020 al 2021, mentre i negozi fisici hanno visto una diminuzione delle vendite.
Diverse altre regioni e paesi sono passati attraverso lo stesso processo, costringendo le aziende a digitalizzarsi per soddisfare le esigenze dei clienti e rimanere competitivi. Questo fenomeno non riguarda un settore specifico, ma è applicabile praticamente a tutti i settori, dalla moda ai supermercati.
In termini di modelli di business e tecnologia, ci sono molte nuove esperienze e modi di operare/acquistare. Qui sotto ne elenchiamo alcuni.
Il modello marketplace
Con il tempo, è diventato sempre più facile vendere o costruire un marketplace online, il che spiega perché nel 2021 il 43% degli acquisti fatti negli Stati Uniti proveniva dai marketplace, escluso Amazon. Ci sono molti vantaggi per il venditore e per le aziende che scelgono di vendere su un marketplace o di avere venditori terzi che collaborano nelle loro attività digitali, come l’aggiunta di un ulteriore canale di vendita e l’aumento dell’assortimento dei prodotti.
Ecommerce omnicanale
Nel corso degli anni, per stare al passo con le preferenze dei consumatori, è nata un’esperienza di shopping completamente connessa, che permette di acquistare da qualsiasi luogo, di scegliere tra consegna o ritiro e persino di facilitare i resi e gli scambi.
Fino a dicembre 2019 le vendite online costituivano il 63% della crescita omnicanale. Dal 2021, secondo Google, le strategie omnicanale guidano un tasso superiore all’80% di visite incrementali nei negozi online.
L’ecommerce era inizialmente un business a sé stante, ma le statistiche e i cambiamenti degli ultimi anni prevedono che l’omnicanale è la strada da percorrere.
Modelli di business dell’ecommerce
Un negozio ecommerce può operare con diversi modelli di business. Possiamo definirli a partire dalle seguenti prospettive: chi vende a chi, come vende e dove vende.
Quando si tratta di chi vende a chi, i modelli sono gli stessi di ogni altra operazione commerciale:
- B2C: Business to Consumer. Si tratta fondamentalmente di aziende che vendono prodotti o servizi al cliente finale. È lo stesso modello dei negozi dei centri commerciali, per esempio.
- B2B: Business to Business. Le aziende che vendono prodotti o servizi ad altre aziende operano in questo modello. È il modo in cui operano le aziende automobilistiche in Brasile: vendere esclusivamente ai distributori, che poi venderanno al consumatore finale.
- C2C: Consumer to Consumer. È il caso di siti come eBay o Etsy, dove la gente può vendere prodotti usati o fatti a mano ad altri consumatori.
- C2B: Consumer to Business. Immagina un freelance che vende il suo lavoro alle aziende attraverso il web: è un’attività che rientra nel modello C2B.
D’altra parte guardando a come il prodotto o il servizio viene venduto, indipendentemente dal modello di business, abbiamo i seguenti approcci:
- DTC: sta per Direct to Consumer e, come suggerisce l’espressione, include aziende che non hanno intermediari per far arrivare i loro prodotti o servizi al cliente finale: vendono direttamente ai consumatori.
- Prodotti white label: si applica alle aziende che vendono solo i prodotti offerti dai distributori; non hanno un prodotto esclusivo proprio, ma applicano il loro marchio e la loro etichetta ai prodotti white label.
- Dropshipping: questo è un metodo di evasione degli ordini che utilizza un venditore terzo come agente di spedizione in modo che le aziende non abbiano bisogno di stoccare i prodotti in magazzino. In questo modello l’azienda è responsabile solo della vendita del prodotto; l’imballaggio, la consegna dell’ultimo miglio e tutta la logistica coinvolta sono responsabilità del venditore.
- All’ingrosso: include aziende che vendono prodotti (non applicabile ai servizi, in questo caso) in grandi quantità a un prezzo inferiore, invece di pezzi singoli. Anche se più comune nelle aziende B2B, ci sono molte aziende B2C che scelgono questo modello.
- Abbonamento retail: come le aziende e i giornali stanno facendo da molto tempo, altri business hanno iniziato a vendere i loro prodotti e servizi attraverso piani di abbonamento: è il caso di giganti come Netflix e Spotify e anche dei supermercati, che hanno identificato questa opportunità negli ultimi anni.
Il futuro dell’ecommerce: cosa aspettarsi?
Il futuro ha in serbo molte cose per l’ecommerce, e mentre le opinioni su come sarà possono essere diverse (alcuni dicono che sarà esclusivamente online, mentre altri credono nel ritorno dei negozi fisici), è un’opinione condivisa che l’esperienza del cliente sarà l’aspetto principale, come anche lo saranno la personalizzazione e i canali integrati. Ecco alcune delle tendenze che crediamo non solo aumenteranno, ma resteranno per molto tempo.
Live shopping
Immagina di combinare l’esperienza di un negozio fisico e il servizio clienti con lo shopping online, questo è il live shopping: collegare una trasmissione livestream online a un negozio digitale, permettendo quindi ai partecipanti di acquistare i prodotti presentati in diretta, o anche avere il personale del negozio disponibile per risolvere qualsiasi domanda o aiutare a trovare il prodotto migliore. Questa tendenza resterà e il caso di Dengo, il brand brasiliano che vende cioccolato pregiatissimo, ne è un esempio.
Social selling
Più del 50% degli statunitensi trascorrono la maggior parte delle loro giornate su dispositivi mobili, sottolinea uno studio di Statista. Durante la pandemia di COVID-19, l’uso dei social media è cresciuto del 21%, indicando che sempre più utenti passano il loro tempo su piattaforme come Instagram, TikTok e Facebook. Le aziende hanno trovato un modo per approfittare di quei numeri: vendere prodotti attraverso i social media. Questo è quello che chiamiamo social selling, un modello di ecommerce in crescita.
Commercio conversazionale
Commercio conversazionale sta per conversazioni in tempo reale tra brand e clienti nelle app di messaggistica con l’obiettivo di vendere o fare acquisti. Dal lato del brand, può avvenire attraverso chatbot, intelligenza artificiale o persone reali, tutti con l’obiettivo di vendere e, perché no, offrire una customer experience più curata e personalizzata.
Oltre alle tendenze menzionate sopra, una cosa su cui concordare è che l’ecommerce è diventato una parte fondamentale dello shopping, con una quota del 13% del totale delle vendite al dettaglio negli Stati Uniti e un fatturato trimestrale che supera i 222 miliardi di dollari nel 2021. La digitalizzazione è la via da seguire!